Restauro Cena a Casa di Levi

Tra le grandi opere della mostra su Paolo Veronese che si terrà dal 5 luglio al 5 ottobre 2014 a Verona presso il Palazzo della Gran Guardia, vi sarà anche la “Cena a Casa di Levi” opera di bottega che mantiene però inalterato tutto lo spirito e il fascino delle grandi “cene” per cui il Veronese è celebre.

In vista della sua esposizione a un grande pubblico internazionale la grande tela viene ora sottoposta a un completo restauro in un “cantiere aperto” presso la Chiesa di San Francesco al Corso, all’interno del Museo degli Affreschi Cavalcaselle, sito che comprende tra l’altro anche la mitica Tomba di Giulietta. All’interno della chiesa sconsacrata e adibita a sala espositiva, i visitatori potranno seguire le restauratrici nel corso dei loro pazienti interventi sull’opera, e ammirare il suo progressivo ritorno all’antico splendore.

Il cantiere presso il Museo degli Affreschi Cavalcaselle di Verona dove viene restaurata la "Cena a Casa di Levi".

Il cantiere presso il Museo degli Affreschi Cavalcaselle di Verona dove viene restaurata la “Cena a Casa di Levi”.

Alla morte di Paolo Caliari detto il Veronese, la bottega del maestro continuò ad operare grazie all’opera dei suoi eredi: il fratello Benedetto e i figli Gabriele e Carletto.

È importante qui tenere presente come le botteghe dei pittori medievali e rinascimentali fossero molto diverse dagli studi dei moderni artisti. Si trattava di veri e propri laboratori artigiani, quasi con una struttura aziendale in cui, tra aiutanti, garzoni, apprendisti, potevano esservi decine di persone. Il lavoro veniva eseguito dietro specifiche richieste della committenza, strutturato come un vero e proprio progetto, regolato da dettagliati contratti in cui si specificava la struttura dell’opera, le dimensioni, i personaggi e le loro posizioni, i colori da usare, ecc.

Alla morte del maestro avvenuta nel 1588, il patrimonio di saperi, tecniche, disegni, idee, organizzazione e clientela rappresentato dalla bottega, non venne disperso bensì portato avanti dagli eredi di Paolo Veronese che presero a firmarsi proprio con “Haeredes Pauli”.

La cena a Casa di Levi” viene realizzata dagli Haeredes ed è documentata a partire dell’anno 1590-91. La tela fu dipinta per i frati Serviti della Chiesa di San Giacomo alla Giudecca. All’interno dell’annesso convento era collocata nel refettorio.

La scena, già soggetto di una delle opere più celebri di Paolo Veronese, rappresenta un episodio evangelico. Gesù coi suoi discepoli si trova a cena a casa di Levi, deprecato esattore delle imposte assieme a molti pubblicani e peccatori vari. I farisei, anch’essi presenti al banchetto, commentano aspramente le frequentazioni di Gesù che affatto turbato replica “non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati, non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori”.
Sebbene l’opera degli eredi sia del tutto originale e senza riferimenti diretti all’opera del maestro, molti sono gli elementi tipici dello stile di Paolo Veronese.

 Lo sfondo caratterizzato dalle tipiche architetture rinscimentali venete tra '500 e '600.

Lo sfondo caratterizzato dalle tipiche architetture rinscimentali venete tra ‘500 e ‘600.

Innanzi tutto il tema stesso della tela è un topos tipico del Veronese così come le grandi dimensioni (55m²) e la scena dall’impostazione teatrale e affollatissima di personaggi abbigliati con vestiti sfarzosi e alla moda veneziana dell’epoca. Vi è poi l’attenta e precisa impostazione prospettica che inserisce la scena in tutta una serie di architetture rinascimentali tipiche delle città venete tra ‘500 e ‘600 grazie all’opera di artisti come Michele Sanmicheli e Andrea Palladio di cui Paolo Veronese fu protetto e collaboratore (e proprio a questa relazione tra Veronese e architettura sarà dedicata una sezione della mostra).

All’impostazione architettonica piuttosto simmetrica che da’ vita a uno spazio coperto sotto un ampio colonnato, corrisponde una certa asimmetria nella disposizione dei personaggi. Sul lato sinistro vi è il gruppo principale con Gesù, Levi, “pubblicani”, “peccatori” e farisei. Tra essi trova spazio anche un moro con turbante, un saraceno, elemento da un lato di esotismo proprio dello stile veronesiano, dall’altro un elemento di contatto con l’epoca in cui la tela nacque. La fine del ‘500 rappresenta infatti il culmine della tensione geopolitica che oppone Venezia e l’Impero Ottomano per il controllo del Mediterraneo. Solo nel 1571 si è svolta la battaglia di Lepanto, raffigurata per altro in un altro celebre dipinto di Paolo Veronese conservato alle Gallerie dell’Accademia. Il Saraceno nella “Cena a casa di Levi” viene quindi collocata dagli eredi tra gli infedeli e mistificatori che circondano Gesù.

Sul lato sinistro vi è un altro folto gruppo di astanti che banchettano apparentemente indifferenti a Gesù e a quanto gli succede attorno. Sono tutti vestiti alla moda dell’epoca con abiti sfarzosi dai tessuti colorati. Uomini, donne, bambini, e animali vari, una scena che doveva essere comune nella Venezia del ‘500 all’apice della sua potenza e ricchezza.

La grande tela è entrata a far parte delle Gallerie dell’Accademia, data quindi in deposito al Municipio di Verona dove fino ad oggi è stata esposta a Palazzo Barbieri nella cosiddetta Sala degli Arazzi assieme ad altri grandi teleri di autori veronesi.

L’Intervento di Restauro

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Il cantiere di restauro presso la chiesa ormai sconsacrata di San Francesco al Corso.

Per il restauro la tela è stata smontata dalla cornice, arrotolata su di un apposito supporto e trasferita al Museo degli Affreschi all’interno della Chiesa di San Francesco al Corso dove le è stato fatto spazio per allestire le impalcature del cantiere.
Per prima cosa sono stati rimossi o stabilizzati gli interventi di restauro precedenti verso i quali vi è sempre un rapporto di amore e odio. Se da un lato infatti questi interventi, utilizzando materiali ormai considerati inadatti e tecniche obsolete pongono gli attuali restauratori di fronte a tutta una serie di problematiche e a volte lasciano segni indelebili sull’opera, dall’altro questi vecchi interventi sono comunque ciò che ha permesso all’opera di giungere fino ai giorni nostri. Nel caso delle tele di grandi dimensioni ciò è particolarmente vero dato che la superficie pittorica è costituita da vari pezzi di tessuto e spesso da più di un telaio, tenuti assieme da cuciture, chiodi, colla.
Come prima cosa sono quindi stati rimossi i vecchi supporti, la controtela che era stata apposta per tenere assieme le singole parti e pazientemente eliminata la vecchia colla applicata dai primi restauratori.
La tela è quindi stata rinforzata con giunti e colle adatte e posta su di un moderno telaio, tenuta in tensione da supporti elastici che permettono così gli aggiustamenti e i micromovimenti dovuti a variazioni di temperatura, umidità e pressione.
Si è poi proceduto alla rimozione delle vernici superficiali ormai ossidate e che davano una patina giallognola e incolore al dipinto.
L’intervento di restauro procederà quindi con l’integrazione pittorica. Verrà cioè ripristinato il colore mancante in quelle porzioni del dipinto danneggiate. Si tratta proprio di ridipingere le parti dove la pellicola pittorica si è irrimediabilmente staccata in modo da permettere il pieno apprezzamento del dipinto dalla giusta distanza. Avvicinandosi alla tela sarà comunque possibile distinguere le parti originali da quelle ridipinte nel corso del restauro così da mantenere la correttezza filologica dell’opera.
Terminato il lavoro di restauro, l’opera verrà quindi trasferita presso il palazzo della Gran Guardia in tempo per l’inaugurazione della mostra su Paolo Veronese il 5 luglio 2014.

Destinazione Futura

Non è ancora chiaro ciò che sarà dell’opera al termine dell’esposizione il 5 ottobre successivo. La grande tela potrebbe tornare al Municipio di Verona a Palazzo Barbieri o venir posta in uno dei numerosi musei cittadini così da essere più fruibile da cittadini veronesi e turisti. Il problema in questo caso sono le dimensioni. Il Museo di Castelvecchio, sua naturale destinazione, non ha infatti spazi che la possano contenere. Un’altra possibilità potrebbe proprio essere la Chiesa di San Francesco al Corso, laddove è avvenuto il restauro. In ogni caso sarà comunque un evento importante per Verona, riportando al suo originario splendore l’unica grande cena che, pur non essendo realizzazione diretta del maestro, mantiene comunque uno stretto legame artistico col fantastico mondo di uno dei suoi cittadini più illustri: Paolo Veronese.

Visite Guidate

Non esitate a contattare le guide turistiche di Verona per ulteriori informazioni sulla mostra di Paolo Veronese, visite guidate all’esposizione, al cantiere di restauro della “Cena a casa di Levi” presso il Museo degli Affreschi o ai numerosi musei di Verona.

Restauro Cena a Casa di Levi ultima modifica: 2013-12-19T15:40:17+01:00 da Redazione